Giornata Nazionale Contro il Bullismo: i 7 Blogger del BodyPosiTeam scendono in campo dalla parte delle Vittime
01:20:00Tutti noi abbiamo un diritto su tutti: il diritto di essere ciò che siamo, qualsiasi cosa siamo, in qualunque modo scegliamo di esserlo.
E il diritto di essere ciò che siamo ce lo dobbiamo concedere noi stessi. Nessun altro può farlo prima di noi.
Realizzare e accettare che non possiamo essere tutti uguali, che molto probabilmente saremo sempre lontani di almeno una spanna da quell'agognato, bastardo, concetto di perfezione che ci siamo messi in testa.
Siamo quello che siamo. Possiamo migliorarlo, possiamo schiacciarlo, possiamo esaltarlo oppure possiamo semplicemente accettarlo ma resta il fatto che la natura non cambia e più riusciremo a comprendere che la nostra natura è tanto perfetta proprio nella sua unicità più capiremo come gira il mondo e sopratutto come farlo girare in nostro favore.
Eppure questa è spesso solo una bella favola.
1° giornata nazionale contro il bullismo: i 7 Blogger del BodyPosiTeam scendono in campo dalla parte delle vittime.
Perchè anche noi, brutti anatroccoli trasformati in cigni (squisitamente imperfetti grazie a Dio), siamo stati vittime.
Immaginiamo una ragazzina di 12 o 13 anni. Classe 2° media, sez. A.Una famiglia da poco andata in frantumi ed uno stile di vita con poche regole e qualche lacrima di troppo, liberata di nascosto, perchè il mondo non se ne accorga. Immaginiamo questa ragazzina, con il volto trasfigurato da troppo rossetto, con il corpo scoperto da quei jeans un po' troppo sdruciti, con gli occhi tristi e i tacchi alti, i capelli rossi e le unghie laccate che nascondono il bisogno di conficcarsi in qualcosa di più appagante che l'ennesimo pacchetto di sigarette Marlboro.
Perchè anche noi, brutti anatroccoli trasformati in cigni (squisitamente imperfetti grazie a Dio), siamo stati vittime.
Immaginiamo una ragazzina di 12 o 13 anni. Classe 2° media, sez. A.Una famiglia da poco andata in frantumi ed uno stile di vita con poche regole e qualche lacrima di troppo, liberata di nascosto, perchè il mondo non se ne accorga. Immaginiamo questa ragazzina, con il volto trasfigurato da troppo rossetto, con il corpo scoperto da quei jeans un po' troppo sdruciti, con gli occhi tristi e i tacchi alti, i capelli rossi e le unghie laccate che nascondono il bisogno di conficcarsi in qualcosa di più appagante che l'ennesimo pacchetto di sigarette Marlboro.
Io sono stata una groupie. Una mezza bambina spericolata e senza regole che i compagni per bene rifiutavano. Non ero bella. Non avevo nulla di delicato nè di femminile, se non un corpo da adulta che permetteva agli altri di sentirsi in diritto di prenderlo in giro, prima di dargli un morso per sentirne il sapore. Non era facile da accettare ma neppure difficile in verità, era semplicemente così: io, il mio corpo, troppo trucco, troppa innocenza nascosta nella tasca dei jeans.
E Dio sa se non ci ho provato, ad essere come le altre. Lo stesso Dio che mi ha vista lavarmi la faccia e poi truccarla di nuovo, che mi ha vista fumare 12 sigarette al mattino e scambiarle con una Barbie e racconti sotto una coperta al pomeriggio, che mi ha vista cambiare vestito 3 volte al giorno nel disperato tentativo di trovare la personalità più adatta ad essere accettata dal mondo fuori.
Non è stato facile. Non è stato facile accettare che io la minigonna con gli anfibi non la potevo portare. Che i miei capelli sarebbero sempre stati arruffati e mai avrebbero avuto quella sfumatura naturale, di miele, che avevano i capelli delle ragazze per bene. Delle ragazze con la famiglia che le aspettava a casa, attorno alla tavola apparecchiata per la cena.
Non è stato facile nemmeno iniziare a dare a me stessa il permesso di esistere.
Ma più toglievo strati di trucco, rimpiazzandoli con la naturalezza del mio carattere, più mi accorgevo che le persone venivano verso di me, attratte da qualcosa che andava ben oltre il mio look da ribelle e la mia bocca color amarena.
Ho accettato di appartenere al mondo e piano piano il mondo ha accettato di appartenere a me.
Il bullismo, sulla mia pelle imperfetta, l'ho provato nella forma più brutale: quella delle cattiverie fisiche e psicologiche fatte ai danni di una ragazzina di 12 anni alla quale è più facile strappare la vita piuttosto che insegnarle a viverla. Non sono mai stata una persona perfetta e non lo sarò mai.
Ma oggi ho dato a me stessa il permesso di essere ciò che sono. E con questo lasciapassare in mano oggi ho il diritto di essere tutto quello che voglio. Insieme a tutte le persone che in questi anni hanno scelto di camminare al mio fianco, non per un viso ben truccato ma per un cuore ben affilato ed carattere vero.
Ho amici uomini e amiche donne. Ho uno stile eclettico ma definito e indosso di tutto, tranne che il truccomaschera. Le persone non mi fanno più paura, ho imparato che sono anzi la mia risorsa più grande e soprattutto ho imparato come essere io, prima di tutto, una risorsa per loro: dando loro il permesso di conoscermi.
Il mio appello a tutte le vittime di un bullismo sconsiderato è questo: date a voi stessi il diritto di essere riconosciuti. L'identità è per le persone forti. Concedetevi il diritto di avere un'identità e non sarete mai più vittime. Mai più.
Un grosso bacio, Elena
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