Shabby Guest Post: fare meglio con meno è il nuovo imperativo

02:04:00

Buongiorno ragazzi! Come state vivendo queste settimane "invase" dalle vacanze? Noi lavorando alla grande ma anche rilassandoci tra tonnellate di cioccolato e meritate coccole :D Proseguiamo intanto con la seconda pubblicazione del progetto pilota: Guest Post (ricordate QUI l'editoriale di Ludovica per Mixelchic?). Oggi Marta, una stupenda ragazza conosciuta ben 3 anni fa grazie alla prima apparizione di Mixelchic su Tu Style (Grazie Direttore Deimichei per il bellissimo articolo!) ci fa riflettere su come sia splendido ritrovare stile facendo shopping nel nostro armadio, o magari in quello degli altri ;) Aspettiamo i vostri commenti!
Un bacio grande
Elena


FARE MEGLIO CON MENO È IL NUOVO IMPERATIVO
di Marta Bitti

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Quando a pronunciarsi in tema moda è Vogue, per le fashion victim di tutto il mondo rispondere è un obbligo. Mi ha fatto troppo piacere ritrovare nella Bibbia del settore la frase che da alcuni mesi è diventata il mio mantra in tema abbigliamento. La crisi economica ha colpito un po’ tutti: non faccio di certo eccezione io, nonostante anni ed anni con fama da cicala e realtà da formica. Per questo, da tempo ho optato per una cosciente rielaborazione del mio guardaroba personale, andando a rivalutare e ripescare capi che, se ovviamente non possono essere definiti vintage, di certo sono “datati”. In che senso? Avete presente quegli acquisti che solitamente giacciono per anni nell’armadio, in attesa dell’occasione giusta, o del “quando dimagrisco me lo metto”, o legati ad un ricordo speciale, o presto sostituiti da mille altri sullo stesso genere, per cui dimenticati? Ecco, proprio quelli rappresentano invece per me la base dei miei outfit quotidiani. Ho deciso (facendo di necessità virtù) di spendere meno, e meglio. Adoro lo stile shabby, fatto di piccole fantasie, camicette, abitini, cardigan, gonne e pantaloni tutti accomunati dal denominatore vagamente retrò, che alterno senza soluzione di continuità a mises sportive alle volte, più eleganti o griffate in altre. Il concetto di “personal rielaboration” è vario, fantasioso ed applicabile ad ogni ambito della nostra espressività: infatti, lo stesso discorso vale per scarpe, accessori (collane, bracciali, orecchini, spille, occhiali, cappelli, cerchietti, sciarpe e borse), di cui sono pentita accumulatrice seriale da più di un decennio. Chi mi conosce sa la passione sconfinata e la fede cieca che nutro nei confronti di questi oggetti: ritengo fermamente che possano completare e realizzare ogni look, ed in più sono democratici in maniera totale (visto che rifuggono dalla logica della taglia, trovato il modello giusto o adatto, stanno bene a tutte). “Less is more” anche per quanto riguarda la cosiddetta “moda mare”, dunque via libera alla personale reinvenzione di quei costumi (bikini e non) che da secoli poltriscono nel fondo delle nostre “sea bags”, in attesa di tempi migliori, eliminando senza rimpianti ciò che è stato logorato dall’uso o dalla dimenticanza, ciò che non ci sta più bene o non ci piace più, si possono creare mix inediti e dalla sorprendente riuscita. Adotterò al momento opportuno esattamente questo criterio, evitando di aggiungere ulteriori pezzi ad un bagaglio già ben fornito ( discorso che non vale per ciò che mi strappa il cuore, o mi conviene, perché lì non so e non voglio resistere). Possiamo ripensare ogni spazio della nostra vita in base a ciò che vi ho esposto: dall’arredamento della nostra casa, andando a scovare per mercatini rarità assolute e piccoli complementi, od anche ripescando dalle nostre soffitte e garage oggetti che non pensavamo di poter mai o più usare, al nostro rapporto col cibo, all’angolo trucchi ( che io ho personalmente ripulito di ciò che era troppo vecchio, o palesemente non utilizzabile, in virtù di un minor numero di prodotti, ma tutti dal finish perfetto e di qualità, e vedrete che soddisfazione nel provare nuovi effetti o ritrovare quelli che un tempo consideravamo must del nostro beauty, mentre poi li abbiamo rimossi senza pietà per seguire l’ultimo arrivato). La mia rivoluzione personale, fatta come vi ho spiegato, avendo come base il riutilizzo “creativo” di pezzi già in nostro possesso non implica la totale astensione dallo shopping: nessuna di noi ci riuscirebbe mai. Per quanto mi riguarda, ho deciso di mixare i capi che vado a ripescare dal mio armadio o da quello di mia madre con un’altra mia grande passione, ovvero le occasioni più uniche che rare che si possono facilmente trovare nei negozi ad hoc, in quelli dell’usato e del vintage, nelle grandi catene low cost o nei tanti mercatini che si sono recentemente diffusi in tutta Italia. Così posso dire di avere finalmente trovato il mio stile, la mia dimensione: non più compere selvagge e a basso tasso di soddisfazione, ma una riflessione voluta su ciò che ogni mattina ci si mette addosso: perché i nostri abiti devono rispecchiare ciò che noi siamo, ed io ora mi sento questo
Marta

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3 commenti

  1. ottime riflessioni, mi ci trovo molto. Io per necessità e per passione da decenni ho passato giornate ai mercatini dell'usato, ci si trovava il vero vintage e ci si possono fare affaroni, mi ci sono anche riarredata la stanza. Con la mia taglia plus ormai al mercatino da vestire trovo poco e quindi devo cercare i negozi dove so che trovo cose per me, ma penso sia tanto da rivalutare anche il discorso dello swapping. Siamo figli della società consumista e genitori di quella in crisi economica... riciclare è d'obbligo!

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  2. Bellissima l'ultima frase ... dopotutto volete mettere la soddisfazione di indossare un capo con una storia da raccontare? Per non parlare di fare shopping nel proprio armadio ... sempre una grande scoperta :-)

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  3. sono d'accordissimo con Elena e con Marged. in genere il guardaroba di una donna contiene molti più capi di quanti effettivamente riesca a usarne con regolarità, e il "non ho niente da mettermi" è solitamente una sensazione psicologica che nasce dall'insicurezza di chi tende a vedersi non all'altezza delle situazioni che generalmente deve affrontare. per questo spesso facciamo shopping per cercare di comprare assieme ai vestiti quel briciolo di gratificazione di cui sentiamo la mancanza.
    ultimamente, complici un paio di traslochi che mi hanno portato sconquasso nei miei armadi per lungo tempo, mi sono messa a rovistare negli scatoloni con spirito "archeologico", e ho scoperto risorse che non immaginavo di avere. ci sono gonne e vestiti presi dieci o addirittura venti anni fa che mi stanno ancora benissimo, e che il fatto che non siano più "di moda" gli conferisce un certo tocco particolare che prima non avevano. e altri capi che indossati con abbinamenti un po' diversi sembrano nuovi di zecca.

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